[Video, 1994] "L'Occhio belva", spettacolo, 1994
Corporate Body
Content
4 VIDEO:
VIDEO 1 (105-OB): 1 VHS "L'occhio belva", Verona 2-12-94 seconda parte ravvicinato (durata: 00:27:16);
VIDEO 2 (131-OB): 1 VHS "L'Occhio belva", Rimini (durata: 00:30:03);
VIDEO 3 (133-OB): 1 VHS "L'Occhio belva" film super8 (durata: 00:21:42);
VIDEO 4 (424-MX): Parte finale di "L'Occhio Belva" (tutto integrale - Collection 3) (durata: 01:02:04).
Date Issued
December 2, 1994
Abstract
"L’occhio belva" ispirato alle ultime produzioni letterarie di Samuel Beckett. Regia: Enrico Casagrande. Messa a fuoco: Daniela Nicolò. Grafica del pavimento: Francesco Riccioli. Entità Sonore: Claudio Bandello e Marco Montanari. Super 8: Motus/Sistemi Rudimentali, David Zamagni. In scena: Giancarlo Bianchini, Enrico Casagrande, Nicola Fronzoni, Daniela Nicolò, Sabrina e Simona Palmieri, Monica Pratelli, David Zamagni. Verona, Stazione Frigorifera Specializzata Interzona, Ex Magazzini Generali, 2 dicembre 1994.
L’occhio Belva ha debuttato nel 1995 negli spazi dell’ex Stazione Frigorifera Specializzata di Verona gestita dall’Associazione Culturale INTERZONA. Nel 1999 in occasione del progetto Prototipo, Motus riallestisce lo spettacolo laddove era nato. Ma L’occhio Belva è stato replicato anche al Link di Bologna, occupando i due piani della struttura: il Sub-Link e la Stanza Bianca, appositamente imbiancata dal gruppo per l’evento ed illuminata interamente con lampade in lamiera autocostruite. Una diversa versione è stata presentata al Festival di Santarcangelo nel 1995 presso la Galleria D’Arte Contemporanea di Rimini, un enorme ex-ospedale di quattro piani. Lo spettacolo nasce come lavoro strettamente legato al luogo e muta a seconda degli spazi in cui viene successivamente allestito. Nella sua prima versione lo spettacolo nasce da un lavoro di dieci giorni nell’ex cella frigorifera, un lavoro composto, attraverso un percorso itinerante, di installazioni sonore (con campane tubolari in alluminio e fotocellule) e visive (un loop in pellicola super 8 realizzato dalla stessa compagnia). L’occhio Belva è ispirato all’ultima produzione letteraria, agli scritti sperimentali e agli esperimenti per la televisione inglese di Samuel Beckett. L’interno di una cella frigorifera è pervasa da suoni che sembrano provenire dalle profondità della terra. Un crogiuolo di sacro e profano. Oscillazioni di corpi angelici si alternano a quelle di pesanti pietre. L’occhio di una videocamera si aggira all’interno delle fredde mura della cella. Uomini in tuta da operai, dedicandosi a una lenta spoliazione, sembrano compiere un magico rituale mentre le donne, nascoste dietro a una gelida colonna, ne osservano i movimenti. Si percepiscono le pulsioni, i respiri, gli affanni di questi corpi in bianco e nero. I gesti appaiono spogliati di emotività e pronti a dar vita a una coreografia congelata. Le azioni e le interazioni tra gli individui sono creati sulla base di contatti fisici e non di psicologismi. Gli incontri e gli scontri tra i corpi sono il motore delle relazioni. Fin da questo primo spettacolo si percepisce una certa attenzione al pubblico che qui non si limita a fruire passivamente uno spettacolo teatrale, ma diviene parte attiva di una performance, responsabilizzato dalla possibilità di scegliere come, dove e quando assistere ad ogni singola azione che si sviluppa sulla scena. In una struttura circolare, ripetitiva ma in sé conclusa, gli attori hanno un senso solo attraverso contatti fisici istantanei, muti, esaltando il movimento come un ipertesto. Il voyeurismo, presente fin dai primi spettacoli di Motus, si fa concreto. Daniela Nicolò, si aggira sulla scena con una telecamera super 8: blocca l’azione per le riprese.
In questo modo, l’occhio belva (come chiama Beckett l’occhio della telecamera, un occhio che si interpone tra attore e spettatore) o il terzo occhio (come “l’intruso” sempre presente nei dipinti di Francio Bacon) diviene uno strumento semiologico fondamentale, non solo presenza inquietante poiché estranea ma anche e soprattutto presenza spiazzante per la fruizione dello spettatore che mette in dubbio l’azione scenica alla quale sta assistendo. Finzione del teatro? Realtà della ripresa cinematografica? Esito finale dell’arte o fase preparatoria dell’arte? Poco importa la verità, su tutto si esaspera il ritmo e la geometria, il corpo e il ghiaccio che si esibiscono sotto un occhio indecente e ferino, l’occhio belva.
License
CC BY-NC-ND
File Type
Video
Physical Type
Registrazione video
Audio/Video File Encoding
video/mp4
Physical Description Of The Medium
Video VHS
Preservation Status
buono
Preservation Status Notes
Collocazione: Archivio Bisulli 105-OB, 131-OB, 133-OB, 424-MX