[Video, 2000] "Visio Gloriosa", spettacolo, 2000
Corporate Body
Content
2 VIDEO:
VHS 1 (110-VG): "Visio Gloriosa", luglio 2000, Roma, Teatro Argentina (durata:);
Video 2 (415-VG): Visio Gloriosa Master montaggio (durata: 00:13:05).
Place Of Detection
Date Issued
July 19, 2000
Abstract
"Visio Gloriosa" ispirato a "Le parole dell’estasi" di Maria Maddalena de' Pazzi. Regia e campo scenico: Enrico Casagrande e Daniela Nicolò. Macchine Acquatiche: Tommaso Maltoni e Luca Mazzali in collaborazione con Stephan Duve. Suoni: Massimo Carozzi, Enrico Casagrande. Fonica: Carlo Bottos. Abiti: Manuella Nisca Bonci, Olivia Spinelli. In scena: Vladimir Aleksic, Anna De Manincor, Catia Dalla Muta, Dany Greggio, Tommaso Maltoni, Cristina Negrini, Anna Rispoli, Damir Todorovic. Produzione: Motus e Teatro di Roma. Roma, “Sette spettacoli per un nuovo teatro italiano per il 2000”, Teatro Argentina, 19 Luglio 2000.
Nel luglio 2000, al Teatro Argentina di Roma, viene presentato "Visio Gloriosa", ultima produzione del gruppo che chiude il concorso "Sette spettacoli per un nuovo teatro italiano per il 2000". Lo spettacolo vede il pubblico collocato al centro dello spazio scenico su quaranta sedie girevoli per assistere ad un’azione teatrale che si sviluppa a 360 gradi. Il palcoscenico assume le sembianze di una mistica foresta tropicale eppure artificiale in cui svettano fontane d’acqua e specchi, lastre trasparenti e casse acustiche, voci microfonate e macchie sonore. Gli abitanti di questo luogo predominato dal verde (delle grandi piante e delle forti luci) sono attori e attrici a torso nudo che si fondono con la finta naturalezza degli artifici. L’evento è ispirato all’estasi delle visioni di Maria Maddalena de’ Pazzi, mistica della fine del Cinquecento dalle profondissime intuizioni teologiche e spirituali, ma anche alle parole di Caterina da Siena e dalle poesie di Juan De La Cruz. Da questi testi Motus coglie la tensione tra un corpo fisico e pesante e il desiderio di farlo esplodere. Quasi un’anticipazione del "corpo senza organi" di Artaud, un corpo sempre stato oggetto di indagine per Motus, un corpo che viene celebrato e straziato, artificializzato e snaturalizzato. Si torna, dopo "Orpheus Glance", all’incontro/scontro tra corpi, all’esasperata fisicità di "Catrame", fatta di faticosi esercizi del corpo e strazianti sospiri della voce, sudori della pelle e ansimi della gola. Gli attori si insaponano il ventre, si leccano, corrono su veloci tapis roulant, si baciano, si sfuggono, si rincorrono, si schiacciano. Oltre la scena, calata nel verde, si scorgono le luci che illuminano i palchi del grande teatro, quasi come una decorazione natalizia. Donne seminude emettono parole e gorgoglii di fronte a un microfono, portando il corpo ad assumere pose innaturali e acrobatiche. False, artificiali. «Solo gioia!», «Please, silence!», «Fa che possa morire di una morte vivente!», «Gloriosa pena!» sono le frasi che vengono scandite a intervallare gli scrosci dell’acqua delle fontane. Ancora una volta ci si trova davanti a una particolare attenzione per la fruizione del pubblico che assiste alla performance su sedie girevoli, potendo scegliere l’angolazione prediletta. Con questo spettacolo pare che Motus sia tornato a un apparato iconografico e a un lavoro fisico simile a Catrame, pur affrontando ora la teatralità dello spettacolo, con l’esperienza drammaturgia dei progetti successivi. (Presentazione a cura di Patrizia Bologna).
License
CC BY
File Type
Video
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Registrazione video
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video/mp4
Preservation Status
buono
Preservation Status Notes
Collocazione: Archivio Bisulli 110-VG, 415-VG